Maschere tratta il tema dell’esigenza di nascondere la propria identità, intimità, difetto o vulnerabilità che rende ciascuno di noi fragile o ci espone alla critica altrui (di solito poco costruttiva e pertanto intesa a ferire).
Per evitare di mostrare il nostro tallone di Achille (presunto e reale), ci mettiamo una maschera che ci difenda dagli occhi degli altri e ci faccia apparire diversi da quello che realmente siamo.
Al soggetto del dipinto spesso viene affiancato un animale che assurge ad emblema del tema trattato e meglio spiega il sentimento che si cela dietro ogni personaggio.
Il primo della serie, Kabuki, si sofferma a considerare che spesso un difetto, che per noi è fonte di vergogna, può essere nascosto e per questo indossiamo una maschera di “normalità”.
Ma poi che cos’è normale, vien da chiedersi? Può una maschera che non mostra la nostra vera essenza considerarsi normale? Se questa è la normalità, vuol dire che tutti indossano una maschera per celare il vero sè?

Il secondo, I’m not so cocky, svela un uomo “per bene” (è questo il significato del papillion!) che nasconde la sua incapacità di mostrarsi per quello che è, ovvero una persona fragile, veste una maschera pomposa, ricca di piume che induce a pensare ad una personalità espansiva e piena di sè.
Tuttavia dietro la maschera si scorge un’altra maschera, trasparente, di cui non ha cognizione nemmeno il personaggio stesso, ad indicare che egli stesso forse non si conosce abbastanza.
L’animale che lo rappresenta è appunto (come suggerito dal titolo inglese) un gallo che all’apparenza risulta baldanzoso e sfrontato, con la sua coda variopinta e folta di piume appariscenti.

You must be logged in to post a comment.