La paura

Buio pesto. Cerco l’interruttore. Non lo trovo. Era qui, dove sarà finito? Intanto prendo il cellulare dalla borsa. La luce del display illuminerà la parete e lo troverò quel maledetto interruttore, no?

Ma dov’è? Quando cerchi qualcosa nella borsa non la trovi mai! Provo a cercare con entrambe le mani e mi dimentico dello stramaledetto interruttore per un secondo. Il secondo passa in fretta. Più di uno. Due. Tre. Decine.

Ma che diavolo di fine ha fatto? Le odio le borse grandi! Perché cazzo non mi prendo una pochette? Lì ci metti dentro solo il pacchettino dei fazzoletti, le chiavi di casa, le chiavi dell’auto, il rossetto  (dovesse sbavarsi), lo specchietto (per controllare se il rossetto si è sbavato), le chewing gum (se non posso lavarmi i denti ed occupa meno spazio e peso di spazzolino e tubo del dentifricio), le salviettine umidificate (per ogni evenienza), una bottiglietta piccola (da borsetta) di profumo, … Eccolo il motivo! Ci vorrebbe un tir, non una borsa al collo! Alla sera mi fanno male i muscoli delle spalle e mi sento un asino da soma!

Forse dovrei pensare di aggiungere a tutta questa zavorra anche una torcia! Sembra sia necessaria anche quella! Intanto sento dei passi sulle scale. La luce del corpo scale è fuori uso, come al solito. In questo stabile sembra che pratichino lo sport di rompere le lampadine! Dovrei cercarmi un posto più sicuro.

Una serie di brividi mi scende lungo la schiena. Se solo fossi assunta regolarmente potrei prendere un monolocale in affitto in uno stabile decente, magari con portinaio! Chissà quante spese di condominio ci sarebbero!

Qui le spese sono poche (a parte la voce “lampadine corpo scale”!), ma questa stanza non mi piace, soprattutto al buio. E non mi piacciono i miei vicini. Vicini? Meglio che stiano lontani!

I passi si avvicinano. Sento il respiro affannoso che trascina chi sale, un gradino alla volta, sempre più vicino a me. Cazzo! Allora entro e ‘fanculo l’interruttore!
Mi chiudo dentro e riproverò anche senza il cellulare! Con tutto quello (poco) che possono rubarsi, di certo l’interruttore non sarebbe nella lista!

Mi appoggio alla porta chiusa con la schiena ed inspiro profondamente. Poi scoppio in una risata isterica per il mio stupido commento. E rido. Da sola. È una risata catartica. Si porta via la mia paura. Per un attimo. Solo un attimo. La sua eco riecheggia nella stanza vuota e mi accappona la pelle.

Dovrei dar retta a mia madre e tornare a casa.

Una nostalgia improvvisa e profonda mi avvolge. Che bello quando stavo lì. Il calore della mia casa, e non solo per l’affetto dei miei! In questo posto d’inverno ci saranno non più di dieci gradi e devo tenere su il cappotto come quando sono fuori. Almeno fuori cammino e mi scaldo! E poi d’estate, quando penso che sarebbe bello avere un po’ di fresco, la temperatura non scende mai sotto i venticinque. Anche l’acqua della doccia è calda senza bisogno di accendere lo scaldabagno. Dovrei guardare agli aspetti positivi della cosa. Ed il risparmio energetico (ed economico) è uno di quelli. Uno di quelli? Uno. L’unico. Punto.

Mi perdo nei ragionamenti e mi accorgo che mi sono dimenticata del buio, dell’interruttore e dei passi fuori dalla porta. Non li sento nemmeno più!

Per la prima volta sono serena. Sento che la mia pace interiore non è passeggera, instabile, momentanea. Sento che può durare. Sì. Mi sento forte. Niente fortifica più di un bello spavento!

È come nella legge del contrappasso. Hai paura dei serpenti? Impara a conoscerli, ad abituarti alla loro vista, alla loro presenza, a toccarli, a dominarli dominando la paura.

La paura è la sola vera ragione per cui impariamo.

La paura di non essere abbastanza colto da capire che l’ironia o il sarcasmo di qualcuno sono solo strumenti per ferirti.

La paura che, chi ti vuole sopraffare, usa le parole dolci e mielose dell’inganno.

La paura che tu non sia abbastanza bravo in quello che fai.

La paura di non apparire per quello che sei veramente o, al contrario, di apparire davvero per quello che sei.

La paura di capire, perché spesso è molto meno doloroso ignorare.

La paura della paura.                                   

Allungo la mano senza pensarci. Trovo subito l’interruttore. Spingo e la luce si accende.

Tutto è come lo avevo lasciato. Immutato. Tranne me.

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